La storia
“La Congregazione deve essere una voce di preghiera viva ed efficace, una fiamma accesa… una supplica ardente per propiziare il cielo alla terra…” (P. Lodovico Acernese).
Il cappuccino P. Lodovico Acernese era un grande estimatore del Terz’Ordine Francescano, convinto com’era che esso rappresenta una forza innovatrice di grande rilievo sia per l’uomo singolo che per la famiglia e la società tutta intera.
Affermerà, per es., che tra le grandi istituzioni sorte per moralizzare e incivilire ipopoli:“primeggia il Terz’Ordine di S. Francesco d’Assisi,che secondo il venerabile Curato d’Ars, Pio IX di santa memoria e Leone XIII… è l’unica tavola di salvamento, siccome quel mezzo largitoci appositamente dalla Provvidenza per la restaurazione morale e civile di tutto un mondo prevaricato e prevaricatore”.
Se ne fece, perciò, zelante apostolo e propagatore. Iniziò tale suo specifico apostolato a Pietradefusi, dove suo zio l’arciprete Raffaele Acernese gli consentiva ampia libertà di azione. Qui veniva, spesso, dal Convento di S. Egidio, il Convento dei Cappuccini di Montefusco, al quale era affiliato, in quel periodo.
Oratore valente e culturalmente e spiritualmente molto preparato. P. Lodovico non poteva non conseguire confortanti risultanti. Lavorando, infatti, con le confessioni e, soprattutto, con la predicazione, riuscì a mettere su un consistente drappello di terziari: maschi e femmine. Al suo appello e, dietro la sua spinta, intere famiglie chiesero di far parte del Terz’Ordine Francescano.
Quanto avvenuto a Pietradefusi si ripetete, in maniera più o meno eguale, a Montefusco, a Santa Paolina, a S. Giorgio del Sannio, a Montemiletto, a Lapio, a Taursi e a Mirabella.
Nell’aprile 1869 doveva accadere qualcosa di nuovo. Nella Chiesa di S. Egidio a Montefusco, P. Lodovico,nominato già commissario Provinciale del Terz’Ordine, ebbe la gioia di accogliere nel Terz’Ordine un imponente numero di uomini e donne. Non si trattò di un fuoco di paglia: continuò, infatti, a regnare nell’Ordine un grande fervore, certamente per impulso di P. Lodovico, ma anche per la presenza in esso di anime sinceramente pie, tra le quali spiccava una giovane di intemerati costumi, Teresa Manganiello. Le donne terziarie, anzi, amavano addirittura portare in pubblico, ovunque, un abito uniforme, che le faceva riconoscere immediatamente.
Ben presto, da varie giovanette terziarie si avanzò, con insistenza, la richiesta di poter abbracciare la vita di comunità: era un primo segno della Provvidenza, che indusse P. Lodovico a pensare ad una fondazione religiosa.
Ma un movimento religioso, contrassegnato da tanto fervore e da così profondo cambiamento di costumi, non poteva non scatenare le ire dell’inferno e di coloro che, consapevolmente o no, ne sono o sene fanno alleati e portavoce.
Tra gli oppositori più accaniti c’era, purtroppo, il parroco abate di Montefusco.
Ciò finì per creare una situazione penosa e mortificante, non tale però da scoraggiare P. Lodovico dai suoi intenti. Le non cessate istanze di alcune di vivere in comunità fecero sì che, in lui, prendesse sempre più corpo l’idea di una fondazione religiosa. Chi spingeva di più era sempre Teresa Manganiello di Montefusco, la cui famiglia e la cui non distavano molto dal Convento di S. Egidio.
P. Lodovico, uomo di preghiera e di azione, dovette, senza dubbio, chiedere aiuti e lumi al cielo. “Nel silenzio della cella – come scrive il Girardi – nelle preghiere incessanti e nella sofferenza del cilicio maturò il proposito di fondare un Istituto di Suore, come naturale sbocco della sua molteplice attività intesa a diffondere sempre più il Terz’Ordine”. I tempi, d’altra parte, sembravano richiederlo; l’Italia attraversava un momento particolarmente delicato della sua storia civile e religiosa; situazione che non poteva non pesare, anche, sulla decisione di P. Lodovico e sulle modalità della sua attuazione. Sono i tempi nei quali si instaura, quasi dappertutto nel mondo, un materialismo e un laicismo a tutto spiano, con la introduzione del matrimonio civile, del divorzio, dell’incameramento dei beni della Chiesa, della laicizzazione della scuola, della soppressione degli Ordini religiosi.
I riflessi politico-religiosi di tale situazione dovevano farsi sentire anche nella piccola cittadina di Pietradefusi. Pensare, perciò, ad una istituzione religiosa, se era senza dubbio un atto di coraggio e di fede nella Provvidenza di Dio, era anche un modo di rispondere alle esigenze dell’ora.
L’idea, in P. Lodovico,matura lentamente: una fondazione religiosa non può non mettere addosso paure e tremori, anche se tutto viene attuato in grande spirito di fede e di abbandono alla Volontà di Dio. Fino al 1876 nulla ancora di concreto è stato fatto, anche se non mancano preparativi e approcci di ogni genere. A far decidere P. Lodovico contribuì forse l’immatura morte di Teresa Manganiello, con le sue preghiere dal cielo e la benedizione da essa ottenuta da Papa Pio IX.
P. Lodovico si affretta, prepara la Regola che dovrà guidare le Suore, dopo la fondazione. Intanto P. Feliciano, al termine del suo secondo mandato di provincialato, il 4 novembre 1880 scrive al P. Lodovico:
“Lodando il religioso e civile proposito di V.P. nel volere impiantare in Pietra di Fusi un Istituto di Terziarie Immacolatiste Dottrinarie per il bene di quel popolo in fatto di educazione delle povere fanciulle, volentieri consentiamo di provvedere, qualora ne abbia l’approvazione dall’Eccellentissimo Ordinario Diocesano della S. Sede, il medesimo Istituto di confessore, di direttore, di esercizi spirituali e di Visitazione. La benediciamo e con tutta stima ci protestiamo…
Fr. Feliciano da Sorrento
Provinciale dei Cappuccini
Napoli,4 nov. 1880″
Dopo poco più di un mese, e cioè il 10 dicembre 1880 approva ed autorizza espressamente il P. Lodovico “ad impiantare l’Istituto insegnante di Terziarie Immacolatiste Dottrinarie in Pietra dei Fusi, Archidiocesi di Benevento, come Istituto della nostra Provincia monastica dei Cappuccini di Napoli,la quale si prenderà pensiero di provvedere il medesimo di confessore, di annui esercizi e della santa Visita. Vostra Paternità – continuava il P. Provinciale – a dunque è incaricata a domandare il debito consenso al Reverendissimo Ordinario Diocesano, approvando, per quanto è da me, la Regola, ed ogni altra cosa in proposito”. E, infatti, gia il 14 gennaio 1881 egli nominava come Cappellano dell’Istituto, il P. Giancrisostomo da Dentecane.
P. Lodovico brucia le tappe. La Regola, già pronto nel 1880, è fatta pervenire, per l’approvazione, al P. Commissario Generale P. Francesco Maria da Villafranca, tramite il P. Valentino da San Remo, Guardiano di Palestrina: Regola che sarà approvata, quattro anni dopo, dall’allora Ministro Provinciale dei Cappuccini di Napoli, P. Cherubino da Paupisi, il 25 marzo 1884. Dopo maturo esame, si giudicò “non trovarsi nella menzionata Regola cosa alcuna da doversi correggersi, emandare, riformare”.
Sempre lui, P. Lodovico, sbrigò le pratiche con l’Ordinario del luogo. Questi, nell’agosto 1880, trovandosi in santa visita a Montefusco, gli consegnava la Bolla di Approvazione della nuova Fondazione. Ma il pensiero della Regola e di tutto il necessario iter giuridico, occorrente all’attuazione della progettata nuova Congregazione religiosa non era né il solo né il più importante e impellente problema.
Urgono anche i tanti problemi materiali e, soprattutto, quello della casa che doveva ospitare l’Istituto.
Nell’ottobre 1880, P. Lodovico faceva i primi approcci per un contratto di enfiteusi di una casa, che poi dovette essere comprata: un ammasso “di ruderi e di macerie”. Ultimato il riscatto nell’agosto 1880, se ne prendeva possesso ai primi di settembre 1880. Il 30 agosto successivo iniziavano i lavori di restauro e si ristrutturazione, che, porti avanti a ritmo veloce,venivano ultimati in due mesi e cinque giorni. Tutto, così, era pronto per l’8 dicembre 1881, la data fissata per la fondazione dell’Istituto.
Poco prima, il17novembre 1881, il P. Provinciale P. Cherubino da Paupisi, aveva autorizzato P. Lodovico a servirsi temporaneamente dell’altare mobile e dei sacri paramenti necessari: roba che, cessato il bisogno, doveva essere restituita al Convento di Montefusco.
L’Istituto delle Suore Francescane Immacolatine è stato fondato l’8 Dicembre A. D. 1881, a Pietradefusi (AV) Arcidiocesi di Benevento, da P. Lodovico Acernese, OFM Cappuccini, come “Omaggio novello all’Immacolato Concepimento di Maria, per riparare dei peccati che si commettono nel mondo…”